La Scalinata del Foklore è uno dei luoghi protagonisti del calendario dell’estate termolese. La sua realizzazione risale agli anni Trenta, da un disegno del podestà Cieri, per strutturare il terrapieno naturale che riallacciava via Aubry a corso Vittorio Emanuele III. Nel 1939 il progetto viene concretizzato con la realizzazione di una prima gradinata in marmo.
La Scalinata del Folklore è adiacente al Palazzo Crema: costruzione realizzata negli anni venti, da decenni al centro di racconti e di strane leggende locali in quanto da quasi 27 anni si presenta come una struttura fantasma e abbandonata a se stessa. Nel corso della sua storia la scalinata ha subito diversi lavori di riqualificazione, dai più antichi dovuti ai danni riportati durante la Seconda Guerra Mondiale, ai più recenti del 2017. Proprio in quest’anno, a ridosso della scalinata, è stata realizzata una piazzetta pedonale, pavimentata per intero, che affaccia sullo scorcio, sempre affascinante, del Borgo Vecchio, della Torretta Belvedere e del Porto. Su indicazione della Sovrintendenza ai Beni Culturali è stato rispettato lo spirito architettonico della zona: la pietra chiara al centro, la banda in porfido opus incertum (si chiama così il materiale scelto) e il disegno in travertino che evoca le onde e il movimento del mare. La Scalinata del Folklore è nota per essere la sede, soprattutto in estate, delle principali manifestazioni di musica e spettacolo dedicate agli usi e costumi locali.
I costumi tipici termolesi sono molto semplici. Le donne indossavano una camicia bianca di lino rifinita di tulle o pizzo intorno al collo, una gonna in cotone lunga fino a sfiorare i polpacci arricciata all’altezza della vita, un corpetto molto basso chiuso davanti con delle stringhe, un grembiule piuttosto largo da abbracciare buona parte dei fianchi arricciato e stretto in vita da una cintura di cotone, un fazzoletto in testa piegato e annodato sotto al mento, calze di cotone bianche lavorate ai ferri e calzature basse in feltro. Si hanno poche notizie sulle caratteristiche del costume maschile che comunque ricalcava quello dei pescatori del tempo: camicia di cotone a quadri bianchi e blu (o bianconeri), calzoni lunghi di colore scuro e ripiegati alle caviglie, scarpe a zoccolone e cinta solitamente di colore vivace.
A tramandare la memoria sulle tradizioni termolesi ci pensano le numerose esibizioni dei più noti gruppi folkloristici marinari locali. Oltre ai canti popolari, U’Battellucc e il San Sebastiano per citarne alcuni, ci sono i balli. ‘A Shcaffétte, uno dei pochi gruppi in Italia a esprimere il folklore tipico, rielabora particolari movenze e gestualità di alcuni tipi di pesca, ormai in disuso, trasformandoli in danza. Ricorda i giochi di una volta e tipiche situazioni di vita locale. L’associazione si costituisce nel 1982, con lo scopo di conservare gli usi e i costumi della propria gente attraverso ricerche verbali e bibliografiche.