Il Granaio Norante risale al 10 aprile 1862 ed è situato nella zona di via Roma, nel pieno centro di Campomarino. Anche se nasce come granaio, l’edificio, oltre a essere un esempio di sfarzo e architettura, è un importante simbolo del patrimonio del lavoro legato all’agricoltura di questo territorio.
All’epoca dell’Unità d’Italia era importante il luogo dove il pane veniva confezionato o cucinato. L’avere o meno un forno stabiliva una fondamentale distinzione tra i gruppi sociali. La società era suddivisa tra chi poteva e chi non poteva cuocere il pane in casa. La maggior parte delle famiglie era di origini contadine: le donne si recavano dal fornaio con in testa un’asse di legno lunga, su cui vi erano sistemati i pani confezionati pronti per essere cotti. L’acquisto del pane da terzi era ritenuto indice di sregolatezza e di disordine familiare. La produzione di grano, all’epoca, era un’alternativa all’allevamento, soprattutto dopo la carestia del 1764. La più agiata famiglia di Campomarino, i Norante, si interessò a questo tipo di mercato.
La famiglia Norante costruì il granaio senza badare a spese, come se si trattasse del Palazzo signorile, abbellendolo con bugne, portali e cantonali in pietra scalpellata a mano, mattoni a vista, cornici e quant’altro: i lavori alacremente s’intrapresero senza curar spesato ammendata per gli ottimi materiali di cui l’Edifizio veniva a comporsi facendosi venire dalla Provincia di Bari ed adibendosi all’uopo ottimi maestri chiamati da lontane contrade.
La somma stanziata per la sua realizzazione era di oltre 10.000 ducati e anche per le parti interne del granaio non si è badato a spese. Lo testimoniano la qualità dei materiali impiegati e l’utilizzo di manodopera specializzata forestiera. Il grosso tetto poggia su robuste capriate di legno. Otto possenti pilastri sorreggono le volte a crociera dei locali sottostanti, fatte con mattoni pieni. Invece, la volta del magazzino retrostante è a vela. Sei aperture nel solaio permettevano di immettere il grano nei capienti spazi sottostanti. Le buche, a loro volta, erano munite di coperchi di legno foderati di robusta lamiera. Grosse maniglie in ferro battuto ne agevolavano la manovra di apertura e chiusura. Nel magazzino retrostante lo scaricatoio, Norante realizzò un canale di scolo per le acque sporche dei bagni. I bellissimi portoni dell’ingresso sono in legno di castagno.