Giorgio Castriota Skanderbeg e la Tradizione Arbëresh

Ricordi e memorie · Campomarino

Campomarino risale a epoche remotissime. Da alcuni scavi archeologici effettuati in località Difensola sarebbero emersi un abitato paleolitico risalente all’età del ferro XII-XI secolo a. C. e una località romanica identificabile con Cliternia, come viene attestato dalla tipologia dei ritrovamenti. Nel XI secolo fu scelta dai templari, i quali ebbero nella zona molti possedimenti testimoniando il passaggio dei pellegrini e dei crociati diretti in Terra Santa.

Successivamente, Campomarino fu occupata dai longobardi e dai normanni. Ma tra tutte le popolazioni, quella albanese è stata l’unica a ripopolare il paese nel XV secolo, contribuendo alla rinascita di una località che presto assunse il carattere etnico delle popolazioni e delle famiglie arbëreshe. La religiosità della popolazione, radicata nei rituali della tradizione greco-bizantina, è visibile nei ruderi di un’Antica Cappella intitolata ai Santi Pietro e Paolo, mentre il corso principale del paese ricorda l’eroe albanese Giorgio Castriota Skanderbeg, le cui gesta eroiche gli hanno assegnato il titolo di Atleta di Cristo. La storia ci tramanda che nel 1466 Campomarino fu raggiunta da Albanesi in fuga dai Turchi. Ancora oggi si conservano gli antichi usi e il tipico dialetto di quella popolazione. Durante gli anni che andavano dal 1461 al 1470, Giorgio Castriota Skanderbeg (principe di Krujia Albania) inviò un corpo di spedizione di circa 5.000 albanesi guidati dal nipote Coiro Stresio, in aiuto a Ferrante I D’Aragona nella lotta contro Giovanni d’Angiò. Quindi, le popolazioni subirono quella che fu, nella storia delle colonie albanesi in Italia, la terza migrazione. I coloni albanesi rifondarono le terre e vissero, convivendo pacificamente per lungo tempo, con la popolazione locale.

Ururi, Campomarino e Santa Croce di Magliano, furono ripopolate da albanesi richiamati in quei territori dai feudatari laici o ecclesiastici, come Andrea da Capua che, avendo acquistato il casale di Campomarino, lo assegnò nel 1495 ad una colonia di albanesi.

Le famiglie principesche albanesi hanno tramandato usi, costumi e lingua. Infatti, ancora oggi, pur nella sua forma esclusivamente orale, resiste l’arbëreshe, un idioma che negli ultimi decenni è sottoposto a un veloce declino, ma che allo stesso tempo si cerca di preservare. Le popolazioni albanesi, insediatesi nei territori fondarono agglomerati urbani molto simili a quelli dei paesi d’origine. La struttura urbanistica che caratterizzava le abitazioni e lo stile di vita di queste popolazioni era la Gjtonja, un quartiere dove si svolgeva la vita sociale degli abitanti, con abitazioni costruite su due piani con scale esterne e loggiato, ancora esistenti nel centro storico di Campomarino. Nel corso dei secoli, la popolazione albanese si è unita a quella locale. Oggi, di quell’antica stirpe, solo la lingua ne conserva la preziosa memoria.

Nonostante Campomarino sia italo-albanese, le località di Campomarino Lido, Nuova Cliternia, Ramitelli e Contrada Cianaluca, hanno avuto una storia a sé rispetto al capoluogo comunale, e non appartengono interamente alla cultura arbëreshe.


Indirizzo

Campomarino - Corso Skanderbeg

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Orari di apertura

Sempre aperto.

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Approfondimento su Giorgio Castriota Skanderbeg.