La storia di Santa Cristina ha origini molto antiche risalenti al II secolo d. C., undicenne di straordinaria bellezza, quando divenne cristiana, fu segregata in una torre dal padre Urbano, ufficiale dell’imperatore, per farle rinunciare alla sua fede. Cristina fu flagellata e rinchiusa in carcere e, in seguito, consegnata ai giudici che le inflissero vari e terribili supplizi. Nel carcere venne consolata e guarita da tre angeli. Fu poi condotta al supplizio finale: legata con una pesante pietra al collo fu gettata nelle acque del lago. La pietra però, sorretta dagli angeli, galleggiò e riportò a riva la fanciulla. Cristina fu ricondotta in prigione. I giudici tornarono a infierire su di lei condannandola a terrificanti ma inefficaci torture che terminarono con l’uccisione attraverso due colpi di lancia.
Santa Cristina è la patrona di diversi comuni italiani: Bolsena (VT), Campomarino (CB), Formicola (CE), Granze (PD), Santa Cristina e Bissone (PV), Santa Cristina Gela (PA), Santa Cristina Valgardena (BZ) e Sepino (CB). Il corpo della Santa, secondo la tradizione, riposa nella Cattedrale di Palermo. Una reliquia della Santa è stata donata dalla diocesi di Palermo alla Chiesa Madre del Comune di Santa Cristina Gela, nel 1991. Un’altra storia, invece, narra che il corpo della Santa riposi a Toffia, in Sabina (RI), in un’urna trasparente. Un’altra tradizione racconta che nel 1099, al tempo delle crociate, alcuni pellegrini francesi in viaggio verso la Terra Santa fecero sosta a Bolsena e rubarono lo scheletro della Santa per portarlo con loro in Palestina. Durante il viaggio, si fermarono a pernottare in un paesino del Molise, Sepino, dove furono scoperti dalla gente del posto durante la notte, così lo scheletro della Santa sarebbe rimasto in questo piccolo paese.
Come è collegata Santa Cristina a Campomarino? Lo racconta un’altra storia, quella in cui i normanni e i monaci brasiliani introdussero la devozione della Santa in Sicilia, Calabria, Puglia e Molise agli inizi del IX secolo. Tuttora, nonostante le svariate e accurate ricerche e scartando le congetture fantasiose, non è ancora dato spiegare né la presenza della reliquia della Santa a Campomarino, né quanto si siano potuti radicare e sviluppare il culto e la devozione per la martire. Sta di fatto che la festa sia di massima solennità e molto sentita da tutta la popolazione. Fino a pochi anni fa, vi era anche l’uso di invitare i compari dei paesi accanto e di ospitare a pranzo un componente della banda musicale. Il pranzo tipico della festa comprende: lasagne (anche in brodo) o fusilli o recchietelle fatte in casa con il sugo dell’agnello. Anticamente non mancava mai il tradizionale cocomero di Campomarino, dalla forma tonda, non molto grande e dalla buccia molto verde, varietà oggi non più coltivata.
A Campomarino si festeggia per tre giorni, il 23 luglio Sant’Anna e il 24 e 25 luglio Santa Cristina. I campomarinesi vengono svegliati dalla banda e dai fuochi d’artificio e si recano nella Chiesa di Santa Maria a Mare per la Santa Messa. Nel pomeriggio c’è la solenne processione del simulacro di Santa Cristina che percorre le strette strade del centro storico, si dirige verso la zona nuova e sosta alla Madonnina e alla Chiesa del Santo Spirito per momenti di preghiere. Dopo la processione, ritorna alla Chiesa Madre dove, in seguito a fuochi pirotecnici, il simulacro viene esposto al bacio dei fedeli. In serata, Campomarino è visitata dagli abitanti dei paesi limitrofi e, grazie anche alla presenza delle giostre, un lungo via vai di gente popola le strade del centro cittadino. Dopo il concerto bandistico, vengono riproposti i fuochi d’artificio. Il 25 luglio c’è la messa di ringraziamento e di solito a fine serata, in piazza, si esibisce un cantante o un gruppo musicale famoso. Al termine della festa ogni campomarinese inizia il conto alla rovescia per la festa dell’anno successivo.